Nurkaron appartiene alle genti Nuragiche, a quel Popolo che da millenni abita la più grande isola del Mediterraneo occidentale e di essa ha lasciato un monumento indelebile di Civiltà che, ancora oggi, diffusamente costella con le sue opere ciclopiche ogni contrada e correda i Musei archeologici di molti preziosi reperti. Le gesta del protagonista del romanzo, aitante giovane arciere, uomo d´azione e poeta, richiamano scenari di vita pubblica e privata del Popolo dei Nuraghi dai narratori mai prima così attentamente indagati. Significativi e interessanti sono gli aspetti e le peculiarità dell´antica Isola turrita che fanno da sfondo all´azione. Di essi restano tuttora non trascurabili tracce nella lingua, nel carattere, nei costumi, nel canto corale e poetico estemporaneo, in alcuni strumenti musicali, nel ballo in tondo, nel pugilato, nella lotta libera. Da questo singolare contesto prende avvio il romanzo, ispirato – come racconta l´Autore – dal fortuito ritrovamento di un breve manoscritto della prima metà dell´ottocento, nel quale in breve si narra ´... la strabiliante e surreale storia di Nurkaron e della sua gente, ambientata... nel decimo secolo a.C., nel pieno rigoglio dell´antica Civiltà dei Nuraghi della Sardegna´.
Giuseppe Tito Sechi
Giuseppe Tito Sechi (Tito), cultore e studioso della Civiltà nuragica, è nato nel 1936 a Sassari, dove tuttora vive e opera. Compiuti gli studi classici al Liceo Ginnasio Azuni, nel 1960 ha conseguito, con lode, nell´antica Università degli Studi della stessa città, la laurea in Giurisprudenza.
Con intuito e passione egli rivendica l´appartenenza dei Sardi ad un´Isola che per oltre un millennio, sino all´invasione cartaginese della metà del VI secolo a.C., ha prosperato, libera e indipendente, in un contesto di civiltà mediterranee tra le quali si è distinta.