La produzione della terracotta a Oristano, Assemini e Pabillonis è protagonista di uno studio etno-archeologico promosso dalla Facoltà di Archeologia dell’Università di Leiden in Olanda.
Le ricerche condotte nel corso di un decennio nelle botteghe dei maestri vasai, is maistus, ancora attivi hanno evidenziato fenomeni di resistenza, adattamento e innovazione nelle produzioni locali. Un approccio questo nuovo nel quadro degli studi ceramici in Sardegna, come sottolineato anche da Peter van Dommelen, autorevole autore della prefazione al volume.
Punto focale dello studio è che un contesto soggetto a un processo di trasformazione, come quello sardo del dopoguerra, può essere per l’archeologo una valida scuola per conoscere le variabili che influiscono sulla cultura materiale e il suo mutare nel tempo.
Maria Beatrice Annis
Maria Beatrice Annis si è laureata in Archeologia Classica presso l’Università di Roma “La Sapienza” e, dopo un corso triennale post-doc, ha conseguito la Licenza presso il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana della stessa città.
L’autrice ha lavorato all’Università di Roma “La Sapienza” e, in sequito al suo trasferimento in Olanda, presso le Università di Groningen e di Leiden, rispettivamente come assistente, ricercatrice e docente di tecnologia ceramica ed etno-archeologia entro la Facoltà di Archeologia.
La collaborazione allo scavo presso la basilica di San Sisto Vecchio in Roma fu all’origine della specializzazione dell’autrice in tecnologia ceramica e della sua ricerca etno-archeologica in Sardegna sulla produzione della terracotta nei centri del Campidano Oristano, Assemini e Pabilonis tra gli anni Venti e gli anni Ottanta del Novecento. Assieme ai colleghi Peter van Dommelen e Pieter van de Velde, Maria Beatrice Annis fece parte della direzione del progetto “Riu Mannu” promosso dal Dipartimento di Archeologia dell’Università di Leiden, uno studio archeologico sull’insediamento rurale nella Sardegna Centro-Occidentale basato su ricognizioni di superficie.