4 dic I giganti di pietra, la bellezza dei nuraghi ammirata dal cielo Di Michele Spanu Per ammirare la bellezza di un nuraghe ci sono svariate prospettive. Generalmente lo si fa dal basso di una valle o, in qualche caso, dall´interno della torre. Ma c´è un punto di vista finora sperimentato da pochi: dall´alto, a volo d´uccello. Un modo unico per osservare le strutture in tutta la loro eccezionale estensione. Da oggi questo tipo di osservazione non è più una prerogativa di archeologi o studiosi, ma è una sguardo che si apre a tutti, grazie al volume «Sardegna archeologica dall´alto». Il libro, edito da Carlo Delfino, raccoglie in 279 pagine foto e testi con il meglio del panorama millenario dell´isola: i circoli megalitici e i nuraghi sono stati ripresi dall´alto grazie a una piccola mongolfiera. Il volume fotografico è stato presentato ieri sera al Teatro civico di Sassari, davanti a un pubblico che ha affollato in breve tempo la piccola sala. Pasquale Porcu, giornalista della Nuova, ha moderato il dibattito con tutti i protagonisti che hanno reso possibile la realizzazione del libro. In primo luogo Carlo Delfino, padre ed editore della pubblicazione, il quale ha raccontato che la storia del progetto si può far risalire a una sua prima pubblicazione archeologica del 1980. «Da allora abbiamo scoperto che i sardi sono assetati di archeologia e in tutti questi anni abbiamo cercato di accontentarli con tanti volumi di gran pregio dedicati alla storia della Sardegna. Questo libro è arrivato al numero 102, e siamo orgogliosi di questo risultato». Presente in prima linea la Banca di Sassari, che ha finanziato la pubblicazione facendola rientrare nell´ambito del progetto culturale «Conosciamoci meglio», dedicato alla riscoperta delle radici culturali. Non solo. L´istituto di credito, come ha ricordato il presidente Ivano Spallanzani, ha tratto dal volume una serie di fotografie per il calendario istituzionale 2011 della banca. «Un modo per rendere sempre più vicina e visibile a tutti una realtà nascosta come quella dell´archeologia», ha sottolineato il direttore generale Gianni Porcu. Autore dei testi, Alberto Moravetti, professore ordinario di Preistoria e Protostoria nella facoltà di Lettere e Filosofia dell´università di Sassari. Il docente ieri ha spiegato al pubblico che anni fa sarebbe stato impensabile realizzare un volume del genere. «Ho fatto diversi tentativi in passato, ma la qualità delle foto era decisamente scarsa. Ora, grazie a un lavoro di selezione durato diversi anni, il fotografo Gianni Alvito ha reso possibile questo sogno». E in effetti gran parte della forza del volume sta nelle 213 foto aeree che, come ha raccontato Alvito, sono state realizzate con una ripresa a bassa quota dall´alto di un pallone aerostatico. Moravetti ha anche messo in evidenza la grande peculiarità delle preistoria sarda. «Nello stesso periodo storico è difficile trovare un´altra civiltà con strutture così alte e ben pianificate». Alcuni studi recenti - ha aggiunto il docente - ci dicono che con la fine dell´età del bronzo ci sia la chiusura dell´età nuragica. Ma possiamo continuare a parlare, a giusto titolo, di una civiltà sarda che ha continuato a sussistere anche successivamente». Per la soprintendenza per i Beni Archeologici era presente Luisanna Usai, la quale ha invece messo l´accento sulla necessità di salvaguardare il grande patrimonio storico dell´isola. Un panorama che ha resistito per millenni, ma che va protetto a causa di una fragilità congenita. Sono tanti, infatti, i siti preistorici che mancano all´appello nel libro. Non fotografati perché scomparsi nell´ultimo secolo a causa dell´incuria dell´uomo.